Il sogno di Theimer

Ieri ho avuto una bella giornata. Tanto bella che è giusto lasciarne una traccia. Sono uscita con mia figlia, quella che è qui. L'altra, chi passa di qui non lo sa perché forse non l'ho mai scritto, è all'estero, in Scozia, per studiare ancora. Grazie a Dio fra un pò finisce. Per la terza volta. Dopo la triennale e la magistrale ora c'è il master. "Non dire master, mamma. Devi dire Master of Science" Facciamo come dice lei. E' stata molto brava e fra poco il voto sulla tesi lo confermerà.
 Ci sono stati alcuni mesi duri. Ieri però abbiamo, o almeno io ho avuto una bella giornata. Io di sicuro, meglio sempre parlare per sé. Intanto ho potuto godere della  compagnia della mia figliola, mentre magari lei si annoia un pò in giro con la mamma. Siamo andate insieme alla fiera, cioè la fiera antiquaria di Arezzo e abbiamo incontrato tante persone. Prima la signora dell'ottica, che mi aveva fatto degli occhiali nuovi "da vicino". Per lontano, nuovi, mi servono anche quelli, ma costano talmente tanto che bisogna aspettare un pò. Poi, una volta tanto che uscivo, sembrava che il passato fosse venuto a visitarmi e a ricordarmi tante cose belle. Ci siamo fermate al banco di un'amica di tanti anni fa, e poi di un'altra amica e poi di un giovane senegalese con cui abbiamo chiacchierato a lungo, con quale costrutto non so, ma è stato molto piacevole e alla fine ho comprato da lui una cosa che desideravo da anni. Un oggetto che sarebbe piaciuto molto al mio babbo. Vedi, le chiacchiere!
Poi abbiamo trovato Thomas, tedesco, che veniva in negozio ogni tanto, e produceva e vendeva erbe officinali. Erano tanti anni che non lo vedevo, forse venti, era ed è un tipo originale, fuori da schemi e regole, che ci ha parlato di come abbia, adesso, lui che lavorava da solo, ventitre dipendenti, e io ho detto con stupore che è diventato un uomo d'affari, senza perdere tutto quello aveva già: mi ha guardato con profondità e ha detto "Lo spero", poi si è lanciato in un discorso su "Ildegarda di Bingen" e sul fatto che è stato a Bingen dalle suore e ha trascorso con loro un giorno intero, parlando con la superiora dell'ordine, e ora dovrà fare un intervento pubblico su Santa Ildegarda, che era una erborista, e non era santa fino a pochi anni fa, o almeno nessuno l'aveva riconosciuta come santa, perché il clero tedesco si era sempre opposto, ma papa Ratzinger aveva fatto un colpo di mano e l'aveva santificata, e tutto questo fa pensare a chissà quali intrighi e litigi avvenuti in vita di Ildegarda che hanno prodotto propaggini fino da noi. Gli innovatori, e gli illuminati, si fanno spesso tanti nemici. Avrei chiacchierato con Thomas un giorno intero. Gli ho detto che è tanto che voglio trovare un libro su Ildegarda, un personaggio che mi interessa molto.
Ad Arezzo c'è adesso una mostra fino al 23 ottobre e consiglio di vederla, agli aretini e agli altri. L'unica pecca della mostra è che l'ha "curata" Sgarbi. Io, poveretto, non lo posso soffrire, la sua immagine pubblica è pessima e riunisce tanti difetti odiosi, ma forse di persona sarà meglio. La mostra è di un'artista che si chiama Ivan Theimer, cecoslovacco, vissuto a Parigi, fuggito dal blocco sovietico nella giovinezza. Io non lo conoscevo, e mi ha completamente preso. Mi telefonò la mia cara amica Concetta, dicendomi che dovevo, o dovevamo andare insieme  a vedere questa mostra, che era bellissima e che le aveva ricordato, per la potenza, quella che avevamo visto tutte insieme da ragazze, al tempo dell'Università al Forte Belvedere a Firenze. Era la mostra dello scultore Moore. Il fatto che vedendo la mostra avesse pensato a me mi ha commosso. Ho rivisto noi ragazze, tutte ancora amiche,  e quel periodo della vita. Anche questo Theimer è uno scultore e la mostra sarebbe già bella di per sé, ma è anche più forte per il fatto di essere collocata nella Fortezza della nostra città, che è stata quasi del tutto restaurata. Hanno dovuto scavare molto, perché la parte interna era stata quasi del tutto interrata e ci hanno trovato, c'era da aspettarselo, resti di una chiesa medievale dedicata a San Donato, il patrono di Arezzo, e altri resti di pavimenti a mosaico di età romana. Qui da noi dove scavi trovi cose antiche o antichissime, il passato è forte e si impone. Anche nelle sculture di Theimer. Ci sono bambini con dei gran cappelli ispirati a quelli dei dipinti di Pier della Francesca.
Cappelli a tronco di cono, di cui si possono dire molte cose, ma importante è ciò che suscitano in chi osserva. A me sono sembrati cappelli da sacerdote, corone da re, antenne di ricezione di messaggi dall'universo e anche contenitori del passato, tutto il passato che gli uomini si trovano ad avere in testa e in eredità e può schiacciarli; ma queste figure non sono oppresse, ma forti, per il passato che hanno nella testa e che è scritto sui grandi cappelli. Hanno in mano pesci, e camminano su tartarughe. Mi sono ricordata dei cappelli che disegnava mia figlia da bambina, da cui uscivano oggetti e fiori: esplosivi enormi cappelli a fontana da cui il mio babbo era affascinato. Ci sono molti obelischi nella mostra, direi che è soprattutto una mostra di obelischi, inquietanti e pieni di simboli. I simboli parlano direttamente all'inconscio e se ne esce molto rimescolati. A me poi, la tartaruga ha fatto compagnia per tanti anni. Mauro ha fatto delle foto e un paio gliele ho fatte io a lui, che dice sempre che non ci sono foto sue. Così ci ricorderemo di come era a sessantatre anni Al termine di questo post non so se ne scriverò altri, forse sì, e non è un cattivo segnale, ma intanto ci sono, sono viva.